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di Pablo  Martín  Sanguiao

 

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i 1- …Per poco ho visto il mio adorabile Gesù nell’atto della sua Risurrezione, con un volto tanto risplendente da non paragonarsi a nessun altro splendore, e mi pareva che l’Umanità SS. di Nostro Signore, sebbene fosse carne viva, era splendente e trasparente, in modo che si vedeva con chiarezza la Divinità unita all’Umanità. Ora, mentre lo vedevo così glorioso, una luce che veniva da Lui pareva che mi dicesse: “Tanta gloria ebbe la mia Umanità per mezzo della perfetta ubbidienza, che distruggendo affatto la natura antica mi restituì la nuova natura gloriosa ed immortale. Così l’anima, per mezzo dell’ubbi-dienza può formare in sé la perfetta risurrezione nelle virtù; per esempio: se l’anima è afflitta, l’ubbidienza la farà risorgere alla gioia; se agitata, l’ubbidienza la farà risorgere alla pace; se tentata, l’ubbidienza le sommi-nistrerà la catena più forte per legare il nemico e la farà risorgere vittoriosa dalle insidie diaboliche; se assediata da passioni e vizi, l’ubbidienza, ucci-dendo questi, la farà risorgere nelle virtù. Questo nell’anima, e a suo tempo formerà la risurrezione anche del corpo”.  (Vol. 4°, 7-4-1901)

 

i 2- Questa mattina, trovandomi fuori di me stessa, ho visto per poco il mio adorabile Gesù nell’atto della sua Risurrezione, tutto vestito di luce risplendente, tanto che il sole restava oscurato dinanzi a quella luce. Onde io sono rimasta incantata e ho detto: “Signore, se non sono degna di toccare la tua Umanità glorificata, fammi toccare almeno le tue vesti”.
E Lui mi ha detto: “Diletta mia, che dici? Dopo che fui risorto non ebbi più bisogno di vesti materiali, ma le mie vesti sono di sole, di luce purissima, che copre la mia Umanità e che risplenderà eternamente, dando gaudio indicibile a tutti i sensi dei beati comprensori. E questo è stato concesso alla mia Umanità, perché non ci fu parte di essa che non fu coperta di obbrobri, di dolori e di piaghe”.
Detto ciò è scomparso, senza che abbia trovato né l’Umanità, né le vesti, ossia, mentre prendevo tra le mani le sue sacre vesti, mi sfuggivano e non le trovavo.  (Vol. 4°, 30-3-1902)

 

i 3- Continuando il mio solito stato, stavo pensando al mistero della flagellazione, e venendo Gesù e pressandomi [con] la mano le spalle, nel mio interno mi sentivo dire: “Figlia mia, volli che le carni fossero sparse a brandelli, e il mio sangue [fosse] versato da tutta la mia Umanità per riunire tutta l’umanitàdispersa. Difatti, col fare che tutto ciò che fu strappato della mia Umanità, carne, sangue, capelli, nella Risurrezione nulla fosse disperso, ma tutto fosse riunito di nuovo alla mia Umanità, con ciò Io incorporavo tutte le creature in Me, sicché, dopo questo chi da Me va disperso, è di ostinata volontà che da Me si strappa per andare a perdersi.” (Vol. 8°, 6-9-1908)

 

i 4- “Figlia mia, nel creare il cielo prima creai le stelle come astri minori e poi creai il sole, astro maggiore, dotandolo di tale luce da eclissare tutte le stelle, come nascondendole in sé, e costituendolo re delle stelle e di tutta la natura. È mio solito fare prima le cose minori come preparativi delle cose maggiori, corona delle cose minori. Il sole, mentre è il mio relatore, adombra insieme le anime che formeranno la loro santità nel mio Volere. I santi che sono vissuti nello specchio della mia Umanità e come all’ombra della mia Volontà saranno le stelle. Quelle, sebbene dopo, saranno i soli. Quest’ordine lo tenni pure nella Redenzione. La mia nascita fu senza strepito, anzi, negletta; la mia infanzia, senza splendore di cose grandi innanzi agli uomini. La mia vita di Nazaret fu tanto nascosta, che vissi come ignorato da tutti; mi adattavo a fare le cose più piccole e comuni della vita umana. Nella vita pubblica ci fu qualche cosa di grande, ma pure, chi conobbe la mia Divinità? Nessuno, neppure tutti gli Apostoli. Passavo in mezzo alle turbe come un altro uomo, tanto che tutti potevano avvicinarmi, parlarmi e, se occorreva, anche disprezzarmi”.
Ed io, interrompendo il dire di Gesù, ho detto: “Gesù, Amor mio, che tempi felici erano quelli! Più felici quelle genti che potevano, solo che lo volevano, avvicinarti, parlarti e stare con Te!”
E Gesù: “Ah, figlia mia, la vera felicità la porta la mia Volontà. Solo essa racchiude tutti i beni nell’anima e, facendosi corona intorno all’anima, la costituisce regina della vera felicità. Solo queste saranno regine del mio trono, perché sono parto del mio Volere. È tanto vero questo, che quelle genti non furono felici; molti mi videro, ma non mi conobbero, perché il mio Volere non risiedeva in loro come centro di vita, quindi, ad onta che mi videro, rimasero infelici, e solo quelli che ricevettero il bene di ricevere nei loro cuori il germe del mio Volere si disposero a ricevere il bene di vedermi risorto.
Ora, il portento della mia Redenzione fu la Resurrezione, che più che fulgido sole coronò la mia Umanità, facendovi splendere anche i miei più piccoli atti di uno splendore e meraviglia tali da far stupire Cielo e terra, e che sarà principio, fondamento e compimento di tutti i beni, corona e gloria di tutti i beati. La mia Resurrezione è il vero sole che glorifica degnamente la mia Umanità, è il sole della religione cattolica, è la vera gloria di ogni cristiano. Senza la Resurrezione sarebbe stato come il cielo senza sole, senza calore e senza vita.
Ora, la mia Resurrezione è simbolo delle anime che formeranno la santità nel mio Volere. I santi di questi secoli passati sono simbolo della mia Umanità, i quali, sebbene rassegnati, non hanno avuto atto continuo nel mio Volere, quindi non hanno ricevuto l’impronta del sole della mia Resurrezione, ma l’impronta delle opere della mia Umanità prima della Resurrezione. Perciò saranno molti: quasi come stelle mi formeranno un bell’ornamento al cielo della mia Umanità. Ma i santi del vivere nel mio Volere, che simboleggeranno la mia Umanità risorta, saranno pochi. Difatti la mia Umanità, prima di morire, molti, turbe e folla di gente, la videro, ma la mia Umanità risorta la videro pochi, i soli credenti, i più disposti e, potrei dire, solo quelli che tenevano il germe del mio Volere, ché se ciò non avessero avuto, sarebbe mancata loro la vista necessaria per poter vedere la mia Umanità gloriosa e risorta e quindi essere spettatori della mia salita al Cielo. Ora, se la mia Resurrezione simboleggia i santi del vivere nel mio Volere -e questo con ragione, perché ogni atto, parola, passo, ecc. fatto nel mio Volere è una resurrezione divina che l’anima riceve, è un’impronta di gloria che subisce, è un uscire di sé per entrare nella Divinità, e l’anima, nascondendosi nel fulgido sole del mio Volere, ama, opera, pensa-, che meraviglia è se l’anima resta tutta risorta ed immedesimata nello stesso sole della mia Gloria e mi simboleggia la mia Umanità risorta? Ma pochi sono quelli che si dispongono a ciò, perché nella stessa santità le anime vogliono qualche cosa di proprio bene; invece, la santità del vivere nel mio Volere nulla, nulla ha di proprio, ma tutto di Dio. E per disporsi le anime a ciò, di spogliarsi dei beni propri, troppo ci vuole; perciò non saranno molte. Tu non sei nel numero dei molti, ma dei pochi; perciò sempre attenta alla chiamata e al tuo volo continuo”.  (Vol. 12°, 15-4-1919)

 

i 5- “Figlia mia, quanta luce, quanta gloria ebbe la mia Umanità nella mia Risurrezione, perché nel corso della mia Vita su questa terra non feci altro che racchiudere in ogni mio atto, respiro, sguardo, in tutto, la Volontà Suprema, e come la racchiudevo, così il Divin Volere mi preparava la gloria, la luce nella mia Risurrezione. E contenendo in Me il mare immenso della luce della mia Volontà, non è meraviglia che se guardo, se parlo, se mi muovo, esca tanta luce da Me da poter dare luce a tutti. Onde voglio incatenarti e travolgerti in questa luce, per gettare in te tanti germi di risurrezione per quanti atti vai facendo nella mia Volontà. Essa è la sola che fa risorgere l’anima e il corpo alla gloria, Essa è germe di risurrezione alla grazia, germe di risurrezione alla più alta e perfetta santità, germe di risurrezione alla gloria. Sicché come l’anima emette i suoi atti nel mio Volere, così va incatenando nuova luce divina, perché il mio Volere di sua natura è luce, e chi in Esso vive ha virtù di trasmutare i pensieri, le parole, le opere e tutto ciò che fa in luce”. (Vol. 15°, 2-4-1923)

 

i 6- “Figlia mia, la mia Risurrezione completò, suggellò, mi restituì tutti gli onori e chiamò a vita tutte le opere mie che feci nel corso della mia Vita sulla terra, e formò il germe della resurrezione delle anime e fin dei corpi nell’universale Giudizio. Sicché, senza la mia Risurrezione, la mia Redenzione sarebbe stata incompleta e le mie più belle opere sarebbero state sepolte. Così, se l’anima non risorge del tutto nella mia Volontà, tutte le opere sue restano incomplete, e se il freddo nelle cose divine serpeggia, le passioni la opprimono, i vizi la tiranneggiano, formeranno la sepoltura dove seppellirla, perché mancando la vita della mia Volontà, mancherà chi farà risorgere il fuoco divino, mancherà chi di un solo colpo uccida tutte le passioni e faccia risorgere tutte le virtù. La mia Volontà è più che sole che eclissa tutto, feconda tutto, converte tutto in luce e forma la completa risurrezione dell’anima in Dio”.(Vol. 19°, 4-4-1926)

 

i 7- “Figlia mia, nel creare l’uomo la Divinità lo metteva nel Sole della Divina Volontà, ed in lui tutte le creature. Questo Sole gli serviva di veste, non solo all’anima, ma i suoi raggi erano tanti che coprivano anche il corpo, in modo che gli serviva più che veste, da renderlo tanto ornato e bello, che né re né imperatori sono mai comparsi così ornati come compariva Adamo con questa veste di luce fulgidissima.
Si sbagliano coloro che dicono che Adamo, prima di peccare, andava nudo; falso, falso. Se tutte le cose create da Noi sono tutte ornate e vestite, lui, che era il nostro gioiello, lo scopo per cui tutte le cose furono create, non doveva avere la più bella veste ed il più bell’ornamento fra tutti? Perciò, a lui conveniva la bella veste della luce del Sole della nostra Volontà e, siccome possedeva questa veste di luce, non aveva bisogno di vesti materiali per coprirsi. Come si sottrasse dal ‘Fiat’ Divino, così si ritirò la luce dall’anima e dal corpo e perdette la sua bella veste, e non vedendosi più circondato di luce, si sentì nudo. E vergognandosi nel vedersi lui solo nudo in mezzo a tutte le cose create, sentì il bisogno di coprirsi e si servì delle cose superflue alle cose create per coprire la sua nudità.
Tanto è vero ciò, che dopo il mio sommo dolore di vedere divise le mie vesti e giocata a sorte la mia tunica, nel risorgere la mia Umanità non presi altre vesti, ma mi vestii con la veste fulgidissima del Sole del mio Volere Supremo. Era quella stessa veste che possedeva Adamo quando fu creato, perché per aprire il Cielo, la mia Umanità doveva portare la veste della luce del Sole del mio Volere Supremo, veste regale che, dandomi le divise di Re e il dominio nelle mie mani, aprì il Cielo a tutti i redenti. E presentandomi al mio Celeste Padre, Gli offrii le vesti integre e belle della sua Volontà, con cui era coperta la mia Umanità, per farGli riconoscere tutti i redenti come nostri figli. Sicché la mia Volontà, mentre è vita, nel medesimo tempo è la vera veste della creazione della creatura, e perciò tiene tutti i diritti su di lei; ma quanto non fanno esse per sfuggire da questa luce? Perciò, tu sii ferma in questo Sole dell’Eterno ‘Fiat’ ed Io ti aiuterò a tenerti in questa luce”.
Onde io, nel sentire ciò, Gli ho detto: “Mio Gesù e mio tutto, come, se Adamo nello stato d’innocenza non aveva bisogno di vesti, perché la luce della tua Volontà era più che veste, invece la Sovrana Regina possedeva integra la tua Volontà e Tu stesso eri la stessa Volontà, eppure né la Mamma Celeste né Tu portavate le vesti di luce, ed ambedue ve ne serviste di vesti materiali per coprirvi; come va ciò?”
E Gesù ha ripreso a dire: “Figlia mia, tanto Io quanto la Mamma mia venimmo ad affratellarci con le creature, venimmo ad innalzare l’umanità decaduta, e quindi a prendere le loro miserie ed umiliazioni in cui erano cadute, per espiarle a costo della propria vita. Se ci avessero visti vestiti di luce, chi avrebbe ardito avvicinarsi a trattare con Noi? E nel corso della mia Passione, chi avrebbe ardito di toccarmi? La luce del Sole del mio Volere li avrebbe accecati e stramazzati a terra; quindi dovetti fare un miracolo più grande, nascondendo questa luce nel velo della mia Umanità, comparire come uno di loro. Perché Essa rappresentava, non Adamo innocente, ma Adamo caduto, e quindi dovevo assoggettarmi a tutti i suoi mali, prenderli sopra di Me come se fossero miei, per espiarli innanzi alla Divina Giustizia. Invece, quando risorsi dalla morte, poiché rappresentavo Adamo innocente, il novello Adamo, feci cessare il miracolo di tenere nascoste nel velo della mia Umanità le vesti del fulgido Sole del mio Volere e restai vestito di luce purissima, e con questa veste regale ed abbagliante feci il mio ingresso nella Patria mia, restando le porte aperte, perché fino a quel punto erano state chiuse, per fare entrare tutti coloro che mi avevano seguito. Perciò, col non fare la nostra Volontà, non c’è bene che non si perda, non c’è male che non si acquisti”. (Vol. 20°, 12-12-1926)

 

i 8- Stavo seguendo il santo Volere Divino nell’atto quando [Gesù] risuscitò dal sepolcro glorioso e trionfante, ed il mio amabile Gesù, uscendo da dentro il mio interno, mi ha detto: “Figlia mia, col risorgere la mia Umanità diede il diritto a tutte le creature di far risorgere, non solo le loro anime alla gloria e alla beatitudine eterna, ma anche i loro corpi. Il peccato aveva tolto alle creature questo diritto di risorgere; la mia Umanità col risorgere lo restituì. Essa racchiudeva il germe della resurrezione di tutti, e in virtù di questo germe racchiuso in Me tutti ebbero il bene di poter risorgere dalla morte. Chi fa il primo atto deve avere tale virtù da racchiudere in sé tutti gli altri atti che devono fare le altre creature, in modo che in virtù del primo atto, gli altri possano imitare e fare lo stesso atto. Quanto bene non portò la Risurrezione della mia Umanità, dando a tutti il diritto di risorgere! Per l’uomo -perché si era sottratto dalla mia Volontà-, gloria, felicità, onori, tutto era fallito; aveva rotto l’anello di congiunzione, che congiungendolo con Dio gli dava il diritto a tutti i beni del suo Creatore. E la mia Umanità, col risorgere, congiunse l’anello d’unione, restituendogli i diritti perduti, dandogli virtù di risorgere. Tutta la gloria, tutto l’onore è della mia Umanità. Se non fossi Io risorto, nessuno poteva risorgere. Col primo atto viene la successione degli atti simili al primo.
Vedi che cosa è la potenza di un primo atto? La mia Mamma Regina fece il primo atto di concepirmi. Lei, per poter concepire Me, Verbo Eterno, racchiuse in sé tutti gli atti delle creature per ricambiare il suo Creatore, in modo da potergli dire: «Sono io che ti amo, ti adoro, ti soddisfo per tutti», onde trovando tutti nella Mamma mia, ad onta che fu uno il mio concepimento, potetti darmi a tutti come vita di ciascuna creatura.
Così tu, figlia mia, col fare i tuoi primi atti nella mia Volontà, le altre creature ricevono il diritto di entrare in Essa e di ripetere gli atti tuoi per ricevere gli stessi effetti. Quanto è necessario che anche uno solo faccia il primo atto, perché questo serve ad aprire la porta, a preparare la materia prima per formare il modello, per dare vita a quell’atto. Quando il primo è fatto, agli altri riesce più facile imitarlo. Ciò succede anche nel basso mondo. Chi è il primo a formare un oggetto deve lavorare [di] più, sacrificarsi [di] più, deve preparare tutta la materia che ci vuole, deve fare tante prove, e quando il primo è fatto, gli altri non solo acquistano il diritto di poterlo fare, ma riesce loro più facile il ripeterlo; ma tutta la gloria è di chi ha fatto il primo, perché se non fosse fatto il primo, gli altri atti simili mai potrebbero avere esistenza. Perciò sii attenta a formare i tuoi primi atti, se vuoi che il regno del «FIAT» Divino venga a regnare sulla terra”.(Vol. 21°, 18-4-1927)

 

i 9- “Figlia mia, il Calvario è il nuovo Eden, dove viene restituito al genere umano ciò che perdette col sottrarsi alla mia Volontà.
Analogia tra il Calvario e l’Eden1. Nell’Eden l’uomo perdette la grazia, sul Calvario l’acquista. Nell’Eden gli fu chiuso il Cielo, perdette la sua felicità e si rese schiavo del nemico infernale; qui, nel nuovo Eden, gli viene riaperto il Cielo, riacquista la pace, la felicità perduta, resta incatenato il demonio e l’uomo libero dalla sua schiavitù. Nell’Eden si oscurò e ritirò il Sole del «Fiat» Divino e per l’uomo fu sempre notte, simboleggiato2 nel sole che si ritirò dalla faccia della terra nelle tre ore della mia tremenda agonia sulla Croce, perché non potendo sostenere lo strazio del suo Creatore, causato dall’umano volere, che con tanta perfidia aveva [così] ridotto la mia Umanità, il sole inorridito si ritirò, e come Io spirai ricomparve di nuovo e continuò il suo corso di luce. Così il Sole del mio «Fiat», i miei dolori, la mia morte richiamarono di nuovo il Sole del mio Volere a regnare in mezzo alle creature. Sicché il Calvario formò l’aurora che chiamava il Sole del mio Eterno Volere a splendere di nuovo in mezzo alle creature. L’aurora dice certezza che deve uscire il sole. Così l’aurora che formai nel Calvario, sebbene siano duemila anni circa, assicura [che] chiamerà il Sole del mio Volere a regnare di nuovo in mezzo alle creature. Nell’Eden il mio amore restò sconfitto da parte loro, qui [Esso] trionfa e vince la creatura. Nel primo Eden l’uomo ricevette la condanna a morte dell’anima e del corpo, nel secondo resta sciolto dalla condanna e viene riconfermata la resurrezione dei corpi con la resurrezione della mia Umanità.
Ci sono molti rapporti tra l’Eden e il Calvario, e ciò che l’uomo perdette là qui [lo] riacquista. Nel regno dei miei dolori tutto viene ridato ed [è] riconfermato l’onore, la gloria della povera creatura, per mezzo delle mie pene e della mia morte. L’uomo col sottrarsi alla mia Volontà formò il regno dei suoi mali, delle sue debolezze, passioni e miserie, ed Io volli venire sulla terra, volli tanto soffrire, permisi che la mia Umanità fosse lacerata, strappate le carni a brandelli, tutta piena di piaghe, e volli anche morire, per formare per mezzo di tante mie pene e morte il regno opposto a tanti mali che si era formato la creatura. Un regno non si forma con un atto solo, ma con molti e molti atti, e quanti più atti, tanto più grande e glorioso si rende un regno. Sicché la mia morte era necessaria al mio amore; con la mia morte dovevo dare il bacio di vita alle creature e dalle tante mie ferite dovevo far sbucare tutti i beni, per formare il regno dei beni alle creature. Quindi le mie piaghe sono sorgenti da cui sgorgano i beni, e la mia morte è sorgente da dove sgorga la vita a pro di tutti.
E come fu necessaria la morte, fu necessaria al mio amore la risurrezione, perché l’uomo, col fare la sua volontà, perdette la vita del mio Volere, ed Io volli risorgere per formare non solo la risurrezione dei corpi, ma la risurrezione della vita della mia Volontà in essi. Sicché se Io non fossi risorto, la creatura non avrebbe potuto risorgere di nuovo nel mio «Fiat», le sarebbe mancata la virtù, il vincolo della risurrezione nella Mia, e quindi il mio amore si sentirebbe incompleto, sentirebbe che avrebbe potuto fare di più e non lo avrebbe fatto, onde sarei rimasto col duro martirio di un amore non completato. Se poi l’uomo ingrato non si serve di tutto ciò che ho fatto, il male è tutto suo e il mio amore possiede e gode il suo pieno trionfo.” (Vol. 24°, 12-4-1928) .

 

i 10- “Se Adamo non avesse peccato, l’Eterno Verbo, che è la stessa Volontà del Padre Celeste3, sarebbe venuto lo stesso sulla terra glorioso, trionfante e dominatore, accompagnato visibilmente dal suo esercito angelico, che tutti dovevano vedere, e con lo splendore della sua gloria avrebbe affascinato tutti e attirato tutti a sé con la sua bellezza, coronato da re e con lo scettro del comando, per essere re e capo dell’umana famiglia, in modo da darle il grande onore di poter dire: «abbiamo un re uomo e Dio»4. Molto più che il tuo Gesù non [sarebbe] sceso dal Cielo per trovare l’uomo malato, perché se non si fosse sottratto alla mia Volontà Divina, non sarebbero esistite malattie né di anima, né di corpo, perché fu l’umana volontà che quasi affogò di pene la povera creatura. Il «Fiat» era intangibile da ogni pena e tale doveva essere l’uomo. Quindi Io dovevo venire a trovare l’uomo felice, santo e con la pienezza dei beni con cui l’avevo creato.
Invece cambiò la nostra sorte, perché volle fare la sua volontà, e siccome era decretato che Io dovevo scendere sulla terra -e quando la Divinità decreta non c’è chi la sposti-, cambiai solo modo e aspetto, ma vi scesi sotto spoglie umilissime, povero, senza nessun apparato di gloria, sofferente, piangendo e carico di tutte le miserie e pene dell’uomo. La volontà umana mi fece venire a trovare l’uomo infelice, cieco, sordo e muto, pieno di tutte le miserie, ed Io, per guarirlo, dovevo prenderle su di Me; e per non incutere spavento, dovevo mostrarmi come uno di loro, per affratellarli e dar loro le medicine e i rimedi che ci volevano. Sicché l’umano volere ha il potere di rendere [l’uomo] felice o infelice, santo o peccatore, sano o malato. Vedi dunque: se l’anima si decide a fare sempre, sempre, la mia Divina Volontà e a vivere in Essa, cambierà la sua sorte e la mia Divina Volontà si slancerà sulla creatura, la farà sua preda e dandole il bacio della Creazione cambierà aspetto e modo, e stringendola al suo seno le dirà: «mettiamo tutto da parte, per te e per Me sono ritornati i primi tempi della Creazione, tutto sarà felicità tra te e Me, vivrai in casa nostra, come figlia nostra, nell’abbondanza dei beni del tuo Creatore».
Senti, mia piccola neonata della mia Divina Volontà, se l’uomo non avesse peccato, [se] non si fosse sottratto alla mia Divina Volontà, Io sarei venuto sulla terra, ma sai come? Pieno di maestà, come quando risuscitai dalla morte, e sebbene avessi la mia Umanità simile all’uomo, unita all’Eterno Verbo, ma con quale diversità? La mia Umanità risuscitata era glorificata, vestita di luce, non soggetta né a patire, né a morire. Ero il Divin Trionfatore. Invece la mia Umanità prima di morire era soggetta, sebbene volontariamente, a tutte le pene, anzi fui l’uomo dei dolori. E siccome l’uomo aveva ancora gli occhi abbacinati dall’umano volere e quindi [era] ancora malato, pochi furono quelli che mi videro risuscitato, [il] che servì per confermare la mia Risurrezione. Quindi salì al Cielo per dare tempo all’uomo di prendere i rimedi e le medicine, affinché guarisse e si disponesse a conoscere la mia Divina Volontà, per vivere non della sua, ma della Mia, e così potrò farmi vedere pieno di maestà e di gloria in mezzo ai figli del mio Regno. Perciò la mia Risurrezione è la conferma del «Fiat Voluntas tua» come in Cielo così in terra. Dopo un sì lungo dolore sofferto dalla mia Divina Volontà per tanti secoli, di non avere il suo regno sulla terra, il suo assoluto dominio, era giusto che la mia Umanità mettesse in salvo i suoi diritti divini e realizzasse il mio e il suo scopo primiero di formare il suo regno in mezzo alle creature.
Oltre a ciò tu devi sapere -per maggiormente confermarti come cambiò la volontà umana la sua sorte e quella della Divina Volontà a suo riguardo- che in tutta la storia del mondo solo due hanno vissuto di Volontà Divina senza fare mai la loro: la Sovrana Regina ed Io. E la distanza, la diversità tra noi e le altre creature è infinita, tanto che neppure i nostri corpi rimasero sulla terra; erano serviti come reggia al «Fiat» Divino ed Esso si sentiva inseparabile dai nostri corpi, e perciò reclamò e con la sua forza imperante rapì i nostri corpi insieme con le anime nostre nella sua Patria Celeste. E il perché di tutto ciò? Tutta la ragione è perché mai la nostra volontà umana ebbe un atto di vita, ma tutto il dominio e il campo d’azione fu solo della mia Divina Volontà. La sua potenza è infinita, il suo amore è insuperabile.”(Vol. 25°, 31-3-1929)

 

i 11- “La Redenzione e il Regno della mia Volontà sono tutt’uno, inseparabili tra loro. La mia venuta sulla terra servì a formare la Redenzione dell’uomo e nel medesimo tempo servì a formare il Regno della mia Volontà, per salvare Me stesso, per riprendermi i miei diritti che per giustizia mi son dovuti come Creatore. E come nella Redenzione mi esibii a tante umiliazioni, a pene inaudite, fino a morire crocifisso, mi sottoposi a tutto per mettere in salvo la mia abitazione e restituirle tutta la sontuosità, la bellezza, la magnificenza con cui l’avevo formata, perché di nuovo fosse degna di Me, ora, quando parve che tutto fosse finito e i miei nemici soddisfatti [per]ché mi avevano tolto la vita, la mia potenza che non ha limiti richiamò a vita la mia Umanità, e col risorgere tutto risorse insieme con Me: le creature, le mie pene, i beni per loro acquistati. E come la mia Umanità trionfò sulla morte, così la mia Volontà risorgeva e trionfava nelle creature, aspettando il suo Regno. Se la mia Umanità non fosse risorta, se non avesse avuto questa potenza, la Redenzione sarebbe fallita e si potrebbe dubitare che fosse opera di un Dio. Fu la mia Risurrezione che fece conoscere chi ero Io e mise il sigillo a tutti i beni che venni a portare sulla terra. Così la mia Divina Volontà sarà il doppio sigillo, la trasmissione nelle creature del suo Regno, che possedeva la mia Umanità, molto più che per le creature formai questo Regno della mia Volontà Divina nella mia Umanità: perché dunque non devo darlo? [Tutt’]al più sarà questione di tempo e per Noi i tempi sono un punto solo, la nostra potenza farà tali prodigi, abbonderà l’uomo di nuove grazie, nuovo amore, nuova luce, che le nostre abitazioni ci riconosceranno e loro stesse, di volontà spontanea, ci daranno il dominio e la nostra vita sarà al sicuro, coi suoi pieni diritti nella creatura. Col tempo vedrai ciò che sa fare e può fare la mia potenza, come sa conquistare tutto e atterrare i più ostinati ribelli. Chi mai può resistere alla mia potenza, che con un sol fiato atterra, distrugge e rifà tutto come più mi piace? Perciò tu prega e sia continuo il tuo grido: venga il Regno del tuo «Fiat» e la tua Volontà si faccia come in Cielo così in terra.” (Vol. 33°, 31-5-1935)

 

i 12- “...Tu devi sapere che tutta la mia vita non fu altro che il richiamo continuo della mia Volontà in mezzo ad esse ed il richiamo delle creature nel mio «Fiat» Supremo(...) Finalmente la morte maturò la mia Risurrezione, la quale chiamò tutte a risorgere nel mio «Fiat» Divino, ed oh, come la mia Risurrezione simboleggia al vivo il regno della mia Volontà! La mia Umanità piagata, deformata, irriconoscibile, risorgeva sana, di una bellezza incantevole, gloriosa e trionfante. Essa prepara il trionfo, la gloria alla mia Volontà, chiamando tutti in Essa ed impetrando che tutti risorgano nel mio Volere, da morti vivi, da brutti belli, da infelici felici. La mia Umanità risorta assicura il regno alla mia Volontà sulla terra. Fu l’unico mio atto pieno di trionfo e di vittoria, e ciò mi conveniva, perché non volevo partire per il Cielo se prima non [avessi] dato tutti gli aiuti alle creature, per farle rientrare nel regno del mio Volere, e tutta la gloria, l’onore, il trionfo al mio «Fiat» Supremo per farlo dominare e regnare. Perciò unisciti con Me e fa’ che non ci sia atto che fai e pena che soffri, che non chiami la mia Volontà a prendere il suo posto regio e dominante, e da vincitore conquisti tutti per farsi conoscere, amare e volere da tutti.” (Vol. 34, 31-5-1936)

 

i 13- Dopo ciò continuavo il mio giro in tutto ciò che fece Nostro Signore sulla terra e mi sono fermata nell’atto della Risurrezione. Che trionfo, che gloria! Il Cielo si riversò sulla terra per essere spettatore di una gloria [co]sì grande.
Ed il mio amato Gesù ha ripreso il suo dire:
“Figlia mia, nella mia Risurrezione veniva costituito il diritto di risorgere in Me, a nuova vita, tutte le creature. Era la conferma, il suggello di tutta la mia vita, delle mie opere, delle mie parole, e che se venni in terra fu per darmi a tutti e a ciascuno come vita che a loro apparteneva. La mia Risurrezione era il trionfo di tutti e la nuova conquista che tutti facevano di Colui che era morto per tutti, per dar loro vita e farli risorgere nella mia stessa Risurrezione. Ma vuoi sapere [in che] consiste la vera risurrezione della creatura? Non alla fine dei giorni, ma mentre vive ancora sulla terra. Chi vive nella mia Volontà risorge alla luce e può dire: «la mia notte è finita». Risorge nell’amore del suo Creatore, in modo che non esiste più per lei il freddo, le nevi, ma sente il sorriso della primavera celeste. Risorge alla santità, la quale mette in precipitosa fuga le debolezze, le miserie, le passioni; risorge a tutto ciò che è Cielo, e se guarda la terra, il cielo, il sole, li guarda per trovare le opere del suo Creatore, per avere occasione di narrargli la sua gloria e la sua lunga storia d’amore. Perciò chi vive nel mio Volere può dire come disse l’Angelo alle pie donne quando andarono al sepolcro: «È risorto, non è più qui». Chi vive nel mio Volere può dire lo stesso: «La mia volontà non è più con me, è risorta nel Fiat». E se le circostanze della vita, le occasioni, le pene, circondano la creatura, come cercando la sua volontà, può rispondere: «La mia volontà è risorta, non l’ho più in mio potere, ho in cambio la Divina Volontà e con la sua luce voglio investire tutto ciò che mi circonda, circostanze, pene, per formare tante conquiste divine». Chi vive nel nostro Volere trova la vita negli atti del suo Gesù e corre sempre in esso la nostra Volontà operante, conquistante e trionfante, e Ci dà tale gloria che il Cielo non può contenere. Quindi, vivi sempre nel nostro Volere, non uscirne giammai, se vuoi essere il nostro trionfo e la nostra gloria.” (Vol. 36°, 20-4-1938)

 



1 - La frase significa, in realtà, “confronto o antitesi tra il Calvario e il Paradiso terrestre”.

2 - Luisa si esprime evidentemente al contrario: “simbolo del Sole”.

3 - Prima ha detto: “la mia Divina Volontà s’incarnò per venire a rintracciare l’uomo smarrito. Fu proprio Essa, perché Verbo significa parola e la nostra parola è il «Fiat», che come nella Creazione disse e creò, così nella Redenzione volle e s’incarnò”. (22 Marzo 1929). Il Verbo è Gesù (Gv 1,14) in quanto “Parola” che esprime la Volontà del Padre, quindi Sua manifestazione perfetta (“Chi vede Me vede il Padre”: Gv 14,9), della stessa Natura del Padre, ma da Lui distinto come persona (Sap 7,25-26); la Volontà del Padre è anche la Volontà del Figlio, per natura.

 

4 - L’Incarnazione del Verbo, Gesù Cristo, ha tre finalità: 1°) Per presiedere la Creazione: “Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura, poiché per mezzo di Lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in Lui” (Col 1,15-17). “…Il disegno di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del Cielo come quelle della terra” (Ef 1,10). 2°) Per compiere la Redenzione: “Gesù Cristo è venuto nel mondo per salvare i peccatori, e di questi il primo sono io” (1.Tim 1,15). “Il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo” (1.Gv 3,8). 3°) E per avere il suo Regno: “Allora Pilato Gli disse: Dunque, Tu sei Re?. Rispose Gesù: Tu lo dici, Io sono Re. Per questo sono nato, per questo sono venuto nel mondo e per rendere testimonianza alla verità” (Gv 18,37). Lo aveva detto l’Angelo a Maria: “Il Signore Dio Gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo Regno non avrà fine” (Lc 1,32-33).

 

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Devozioni - 2020